Storytelling, una strategia per formare i lavoratori

Il Dott. Michele Curatella, appartenente al CTS della Fondazione Asso.Safe e Consigliere Nazionale A.I.F. (Associazione Italiana Formatori), da anni si fa promotore del metodo dello storytelling per la formazione anche in ambito di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Una storia cattura
l’attenzione e coinvolge chi ascolta: lo storytelling utilizza
la narrazione ed è una efficace tecnica di comunicazione a cui un numero sempre
maggiore di aziende ricorre.

«La narrazione è un’attività umana
fondamentale, un modo di pensare e di essere». Parole di Steve Jobs che è stato
capace di raccontare la sua storia nel modo più efficace.

Lo storytelling ha obiettivi precisi.

Far sì che i discenti diventino parte
della storia e vivano le stesse esperienze ed emozioni.

Far sì che le storie raccontate si
propaghino grazie al passaparola, che non è cosa insolita perché nessuno di noi
riesce a smettere di raccontare storie, così come non rinuncia mai a cercarne
di nuove.

Far sì che chi ascolta faccia suo il
contenuto della storia più per ciò che rappresenta che per quello che la storia
racconta.

Far sì che si creino forti emozioni che
coinvolgano chi ascolta la storia fino a farla propria. 

Lo storytelling è tutto questo e molto
di più.

Preso in prestito dal marketing
americano, oggi lo storytelling viene applicato ampliamente in diversi campi della
formazione. Il saper narrare è generatore di apprendimento e cambiamento ed è
qui che entrano in campo i formatori.

Il termine “formazione” deriva dal
latino formatiōne: “prendere forma” ovvero l’attivazione di un processo
che partendo dalla prima acquisizione di concetti guida, giunga poi alla loro assimilazione.

Michele Curatella, CTS Fondazione Asso.Safe e Consilgiere Nazionale AIF

Nella formazione, il racconto di storie aumenta la potenza della comunicazione perché trasmette emozioni grazie ai percorsi narrativi nei quali le persone riescono a identificarsi. Lo storytelling garantisce l’ascolto e il coinvolgimento delle persone, influenza il loro pensiero e il loro comportamento.
Uno strumento potente quindi, soprattutto per trasmettere istruzione, proporre cambiamenti e superare ostacoli.

Ma la tecnica dello storytelling si può
applicare a tutte le attività di formazione? Ad esempio per la sicurezza nel
mondo del lavoro? Assolutamente si! 
Lo storytelling è una tecnica precisa. Ci sono studi specifici che classificano
le tipologie delle storie e indicano quali sono i fattori da tenere presente
per poter creare racconti efficaci.

È necessario quindi studiare una strategia
adeguata per ogni azione formativa.

Le storie devono essere reali,
fruibili, apprezzabili. Devono poter coinvolgere l’interlocutore come se stesse
ascoltando una fiaba. Servono quindi una trama, un eroe, un’impresa, le
calamità e la conquista di un “Eldorado”, ovvero di un obiettivo, di un
traguardo, di un sogno!

Bisogna creare storie che possano condividere
conoscenze, che raccontino quello che siamo, che producano azioni e che
trasmettano valori morali. Ma soprattutto che abbiano un obiettivo finale che
permetta di vedere ciò che potrà accadere di positivo in un prossimo
futuro. 

Oggi è sempre più necessario imparare cose
nuove e, insieme, cercare di non dimenticare tutte le competenze e le
esperienze apprese nel tempo, specialmente quando dobbiamo salvaguardare la
nostra vita dai pericoli che corriamo durante il lavoro quotidiano.

Lo storytelling è uno dei metodi di
formazione migliore in questo campo perché mette al centro del percorso di
apprendimento la persona, e non solo le competenze operative, spesso solo teoriche.

Usando lo storytelling nella formazione
sulla sicurezza si coinvolgono i partecipanti per far sì che condividano le
loro storie personali e diventino a loro volta degli storyteller, mettendosi in
discussione e interrogandosi tra partecipanti.

È corretto il modo in cui svolgo il mio
lavoro? Posso farlo in maniera più sicura? Come posso essere più efficace nel
sensibilizzare i miei colleghi? Per rispondere bisogna interrogarsi su quali obiettivi
si vuole raggiungere, dove si vuole arrivare, cosa si vuole trasmettere agli
altri, in cosa si crede veramente. Questo vale per tutti i ruoli, per il
discente ma anche per il formatore.

Ciò non deve sorprendere. Nelle
esperienze lavorative vissute in azienda come manager, ho constatato che spesso
i primi a ostacolare questo metodo formativo sono gli imprenditori e talvolta
anche gli stessi formatori.

Ma le aziende come le aule sono fatte di persone, che contribuiscono
giornalmente al raggiungimento dei risultati aziendali. Non dimentichiamolo. 

E a proposito di aziende, in questo
periodo la svedese Lego sta creando una nuova storia sul prodotto che l’ha resa
famosa nel mondo.

Chi di noi non ha mai giocato con i
mattoncini Lego? Anche attraverso il metodo formativo “Lego Serious Play” le
celebri costruzioni vengono utilizzate con successo per sviluppare la
comunicazione, il lavoro di gruppo e il problem solving. Uno storytelling
aziendale che continua da oltre 60 anni.

E allora: «Entro il 2030» ha dichiarato
il CEO, Niels B. Christiansen «i materiali con cui sono costruiti attualmente i
mattoncini potranno essere sostituiti con plastiche di derivazione vegetale,
quindi ecocompatibili e sostenibili». Un esempio di come, affrontando la
sicurezza e la salute pubblica, si guardi anche al grande tema della
sostenibilità ambientale.

In conclusione. Prima di creare la nostra storia, dobbiamo conoscere la storia
dei nostri collaboratori e non solo come semplici discenti. Questo permette di
realizzare un progetto di formazione che aiuti noi e loro a raccontarci, e poi
a creare ognuno la propria storia personale.
Ognuno ha una propria storia da raccontare. Iniziamo ad ascoltarci.

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